Introduzione
“Il Sabato del Villaggio” è una poesia tratta dalla raccolta dei “Canti” pubblicata nel 1831. Questa poesia descrive un sabato sera tipico di un paesino, con la fervente, stancante ed emozionante attesa per la Domenica giorno di festa. Ma purtroppo la Domenica si rivela noiosa e orribile, perché in testa si ha il pensiero dell’inizio di una nuova e stancante settimana.
Struttura: Strofe, Rime, Versi e Tematiche
Strofa 1
La donzelletta vien dalla campagna,
In sul calar del sole,
Col suo fascio dell’erba; e reca in mano
Un mazzolin di rose e di viole,
Onde, siccome suole,
Ornare ella si appresta
Dimani, al dì di festa, il petto e il crine.
Siede con le vicine
Su la scala a filar la vecchierella,
Incontro là dove si perde il giorno;
E novellando vien del suo buon tempo,
Quando ai dì della festa ella si ornava,
Ed ancor sana e snella
Solea danzar la sera intra di quei
Ch’ebbe compagni dell’età più bella.
Già tutta l’aria imbruna,
Torna azzurro il sereno, e tornan l’ombre
Giù da’ colli e da’ tetti,
Al biancheggiar della recente luna.
Or la squilla dà segno
Della festa che viene;
Ed a quel suon diresti
Che il cor si riconforta.
I fanciulli gridando
Su la piazzuola in frotta,
E qua e là saltando,
Fanno un lieto romore:
E intanto riede alla sua parca mensa,
Fischiando, il zappatore,
E seco pensa al dì del suo riposo.
Parafrasi della Strofa
Al tramonto (in sul calar del sole) una ragazza (la donzelletta) ritorna (vien) dalla campagna, con il suo fascio d’erba e tiene (reca) in mano un mazzolino di rose e di viole, delle quali (onde), come è sua abitudine (siccome suole), si prepara (si appresta) a ornarsi il petto e i capelli (crine) l’indomani, giorno di festa. Una vecchietta (vecchierella) sta seduta (siede) sulla scala [di casa] con le vicine a filare, rivolta là (incontro lá) dove tramonta il sole (si perde il giorno) e va raccontando (novellando vien – anastrofe) della sua giovinezza (del suo buon tempo – metafora), quando nei giorni di festa [anch’]ella si preparava (ornava) e ancora giovane (sana) e bella (snella) era solita (solea) danzare la sera in mezzo a coloro (intra di quei) che ha avuto (ch’ebbe) [come] amici durante la giovinezza (etá piú bella – metafora). Ormai (giá) tutta l’aria scurisce (l’aria imbruna – scende gradualmente la sera), il cielo (il sereno – metonimia il sereno sta per il cielo sereno) torna azzurro, e al biancheggiare della luna appena sorta (recente luna) tornano [disegnate] in terra (giù) dai colli e dalle case (tetti – metonimia) le ombre. Ora la campana (la squilla – metonimia) segnala (dá segno) la festa che sta arrivando (festa che viene – la domenica); e a quel suono, diresti che il cuore si consola (si riconforta). I bambini gridando in gruppo (in frotta) sulla piazzola, e saltando di qua e di là fanno un rumore allegro (lieto romore – ossimoro); e intanto il contadino (il zappatore) fischiettando ritorna (riede – arcaismo – termine che rende l’idea del procedere lento e cadenzato di chi è stanco) alla sua casa (parca mensa – metonimia), e pensa fra sé (seco) al giorno del suo riposo.
Riassunto delle Tematiche
Il poeta nella prima strofa descrive le varie attività che caratterizzano, nel paese la giornata di sabato. In particolare viene ben descritto l’istante del tramonto quando:
- Una ragazza torna dalla campagna e insieme all’erba raccolta per lavoro porta dei fiori con i quali si adornerà per il giorno seguente, per la festa;
- Una anziana donna chiacchiera con le vicine;
- Dei bambini che giocano con molta allegria;
- Un contadino che tornando a casa fischietta;
Strofa 2
Poi quando intorno è spenta ogni altra face,
E tutto l’altro tace,
Odi il martel picchiare, odi la sega
Del legnaiuol, che veglia
Nella chiusa bottega alla lucerna,
E s’affretta, e s’adopra
Di fornir l’opra anzi il chiarir dell’alba.
Parafrasi della Strofa
Poi quando intorno è spenta ogni luce (face – torcia, latinismo) e tutto il resto (l’altro) tace, senti (odi…odi – anafora) il martello picchiare, senti la sega del falegname (legnaiuol), che sta sveglio (veglia) nella sua bottega chiusa alla [luce] della lucerna, e si affretta e si adopera (e…e… – polisindeto) per terminare il lavoro (fornir l’opra) prima della luce (anzi il chiarir) dell’alba.
Riassunto delle Tematiche
La descrizione prosegue fino alla notte, in cui il fragoroso rumore del falegname che lavora alacremente per finire il proprio lavoro prima che arrivi la domenica domenica.
Strofa 3
Questo di sette è il più gradito giorno,
Pien di speme e di gioia:
Diman tristezza e noia
Recheran l’ore, ed al travaglio usato
Ciascuno in suo pensier farà ritorno.
Parafrasi della Strofa
Questo [il sabato] è il giorno più gradito della settimana (di sette), pieno di speranza (speme) e di gioia: domani le ore porteranno (recheran l’ore – anastrofe) tristezza e noia, e ognuno nei suoi pensieri (in suo pensier) tornerà al lavoro consueto (al travaglio usato).
Riassunto delle Tematiche
Il poeta afferma che la giornata del sabato è migliore della domenica in quanto ad essa corrisponde, l’attesa di sogni e speranze ancora da realizzare, mentre la domenica rappresenta la mancata realizzazione di tali aspettative ed il riscontro sarà quasi certamente deludente; riferimento alla classica contrapposizione leopardiana tra illusioni e realtà .
Strofa 4
Garzoncello scherzoso,
Cotesta età fiorita
E’ come un giorno d’allegrezza pieno,
Giorno chiaro, sereno,
Che precorre alla festa di tua vita.
Godi, fanciullo mio; stato soave,
Stagion lieta è cotesta.
Altro dirti non vo’; ma la tua festa
Ch’anco tardi a venir non ti sia grave.
Parafrasi della Strofa
Ragazzo (garzoncello – apostrofe) allegro (scherzoso), questa tua giovinezza (età fiorita – metafora) è come un giorno pieno di felicità (d’allegrezza pieno anastrofe), [come un] giorno chiaro, sereno, che precede (precorre) la maturità (festa di tua vita – metafora). Sii felice (godi) o mio fanciullo (apostrofe); questa (cotesta) [età ] è una condizione beata (stato soave), un’età gioiosa (stagion lieta – metafora). Non voglio dirti altro (Altro dirti non vo’); ma non ti pesi (non ti sia grave) [il fatto che] la tua vita adulta (la tua festa) tardi ancora ad arrivare (a venir).
Riassunto delle Tematiche
Il poeta si rivolge ad un bambino e lo invita a godere dei piaceri della fanciullezza, basati su speranza e attesa, lasciando trapelare la convinzione che le aspettative non verranno soddisfatte e la vita non potrà mai compensare in quel modo il piacere dell’attesa
Figure Retoriche e Metrica
Metrica
La canzone si caratterizza per uno stile metrico-formale leggero e semplice, con una struttura di endecasillabi e settenari liberamente distribuiti. Il linguaggio è chiaro e privo di ricercatezza, sebbene arricchito da termini letterari in forma vezzeggiativa (come “donzelletta” o “vecchierella”), che contribuiscono alla leggerezza complessiva. La sintassi è lineare, con un uso limitato di inversioni. Le rime sono frequenti ma irregolari, e vi sono numerose rime al mezzo, ovvero rime che collegano parole a fine verso con altre all’interno del verso stesso, come “appresta…festa” o “sega…bottega”.
Figure Retoriche
Anafora
- “Odi…odi…”, v.33 – la ripetizione accentua l’effetto sonoro dei rumori rispetto al silenzio
dominante.
Metafore – numerose le metafore rivolte tutte ad indicare la giovinezza:
- “suo buon tempo” – v.11;
- “età più bella” – v.15;
- “età fiorita” – v.44;
- “festa di tua vita” – v.47;
- “stagion lieta” – v.49.
Similitudine
- “cotesta età fiorita / è come un giorno d’allegrezza pieno” – vv.44-45.
